16/10/2025
Comunicato Stampa
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una nuova occupazione di spazi universitari da parte di gruppi di studenti che si rifanno al movimento ProPal. A poco più di una settimana dalla precedente occupazione, siamo di fronte al secondo episodio consecutivo, mentre l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo continua a non prendere posizione e a non intervenire, nonostante le nostre segnalazioni ufficiali inviate direttamente al Magnifico Rettore.
Una scelta di silenzio che lascia interdetti, soprattutto alla luce dell’appello lanciato dalla Ministra Anna Maria Bernini, che ha invitato i Rettori di tutta Italia a tutelare il diritto allo studio e a garantire la sicurezza e l’accessibilità degli spazi universitari.
Alle urla e agli slogan politici, noi di Azione Universitaria Urbino rispondiamo con i fatti: sosteniamo da sempre l’apertura di corridoi umanitari per giovani palestinesi che vogliono venire a studiare in Italia, ma che troppo spesso si trovano invece strumentalizzati a fini politici.
Il problema, infatti, non è solo l’organizzazione discutibile di queste proteste – perché non riusciamo davvero a comprendere il nesso tra un “dj set” e il concetto di “Palestina libera” – ma anche il comportamento dell’Università, che pur a fronte di numerose segnalazioni ha scelto di non intervenire e di non condannare pubblicamente l’occupazione di aule e spazi comuni, danneggiando così il diritto allo studio di centinaia di studenti.
Ci chiediamo allora: “Palestina libera” è un dj set notturno in un’aula universitaria occupata, a spese di tutti gli studenti? Per noi, no. Per noi la solidarietà passa dai fatti concreti, non dagli slogan: dai corridoi umanitari, non dalle occupazioni; dal dialogo, non dalle urla; dalla libertà di studiare, non dalla strumentalizzazione politica.
Ricordiamo, infine, che mentre l’Università tollera queste occupazioni illegali che impediscono a chi paga le tasse di accedere a un’aula pubblica, a noi di Azione Universitaria Urbino è stato più volte negato l’utilizzo di spazi comuni per semplici esposizioni informative, che non avrebbero in alcun modo ostacolato le lezioni o la normale attività accademica.
Chiediamo quindi che l’Ateneo ripristini urgentemente la legalità, garantisca il diritto allo studio e assicuri pari trattamento a tutte le realtà studentesche.